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Politica

L'eterno Berlusconi: prende l'emendamento e scappa

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

Per gli amanti dell’arte della simulazione e della dissimulazione o, più prosaicamente, del gioco del “gatto col topo”, si consiglia la lettura della dichiarazione con cui Silvio Berlusconi, dopo la sua settimana “filo-governativa” torna all’opposizione, nel giorno più bello: “Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes”. E così la maggioranza (e il governo) balla perché, come noto, c’è un gruppo di irriducibili tra i Cinque stelle ideologicamente contraria a tutto ciò che si chiama Mes.

Il premier dirà, come anticipato dal suo ministro dell’Economia, che un conto è il voto sulla riforma del Mes un conto è l’utilizzo della linea di credito sulla sanità e che su quella si vedrà, si rinvierà, come fatto finora, perché non è detto che serva, visto che sono in arrivo una valanga di soldi del Recovery, insomma ciò che abbiamo sentito per otto mesi. E, per evitare l’incidente parlamentare, avrà bisogno di qualche “responsabile”, qualche disponibile, della signora Mastella, di qualche senatore che, nel momento topico ha un bisogno impellente (le toilette sono sempre state affollate nelle votazioni a rischio), di qualcuno in preda a una crisi di coscienza che scopre il bene del paese, “soffre” e poi “si offre”. Non più di sette otto persone per uscire indenne da una votazione complicata che rende evidente ciò che è fin troppo banale. E cioè che i nodi politici, se non li sciogli, si complicano fino a rappresentare un pericolo.

Prima ancora però del pallottoliere, c’è però la mossa del buon vecchio Cavaliere con annesso stupore di chi, dopo 25 anni dello stesso schema, ancora si fa sorprendere (il che peraltro ne spiega la longevità politica). A leggere le dichiarazioni di giornata, si potrebbe arrivare subito a una facile spiegazione. Salvini minaccia la fine dell’alleanza in caso di voto favorevole di qualcuno sul Mes, anche con un certo vigore, paventando così la prima ritorsione dopo il voto subito la scorsa settimana sul decreto Covid e Berlusconi stavolta si piega, secondo la nota legge di gravità secondo cui il 6 per cento (il consenso di Forza Italia) non attrae il 40 (il consenso di Salvini e Meloni), ma semmai accade il contrario. Chi conosce l’uomo però sa anche che si piega solo quando vuole piegarsi, altrimenti non ci sono santi che tengano (come accaduto la scorsa settimana), anzi nella dinamica si potrebbe anche leggere una reciproca sfida, col leader della Lega che cerca una rottura a freddo e l’altro che non gliela serve su un piatto d’argento.

A pensar male si fa peccato, ma certe volte ci si indovina. Sarà un caso ma rispetto alla scorsa settimana in cui sembrava che Forza Italia stesse in maggioranza (ricordate lo Chapeau al Cavaliere responsabile?) non è cambiato nulla, politicamente parlando, ma nel frattempo è stata approvata da Parlamento in via definitiva la “salva-Mediaset”, che gli consente di trattare con Vivendì da una posizione di forza grazie a una norma ad hoc. E se, mentre era in discussione alle Camere, ha indossato i panni della collaborazione, adesso è più libero di giocare sulle contraddizioni del governo e di ricomporre l’unità del centrodestra alla vigilia delle elezioni. Sono solo 25 anni che fa così, concavo e convesso, moderato o estremista, a seconda della convenienza del momento. Ha incassato, ha aspettato l’Eurogruppo, poi, motivando la decisione anche con dei contenuti ragionevoli, ha detto votatevela da soli. E il bello che ci sarà pure da ringraziarlo se autorizzerà qualcuno ad andare in bagno al momento del voto. 

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